“L’agricoltura biologica è una risorsa fondamentale per il nostro benessere”. Medico-Chirurgo, Specialista in Medicina dello Sport e in Protocolli Nutrizionali e di gestione dell’attività fisica finalizzati al Riequilibrio Immuno-Endocrino, il dottore Rocco Fusco non ha dubbi sul ruolo fondamentale che ricopre l’alimentazione nelle nostre vite. “La natura –precisa – è la farmacia del nostro microbiota intestinale, che sarebbe la comunità costituita prevalentemente da batteri che svolge una serie di funzioni essenziali di tipo metabolico, enzimatico e di protezione e stimolo fondamentali per la salute generale dell’organismo. Quindi se la natura è incontaminata fornisce quei microbi che permettono di ottimizzare il nostro sistema immunitario e il cervello, oltre all’intestino. Il passaggio all’agricoltura biologica diventa quindi necessario e opportuno per tutelare al meglio la nostra salute”.

Dottore, quanto è ancora distante quest’obiettivo? Oggi, rispetto a qualche anno fa, c’è una maggiore attenzione su questi temi, una sensibilità che dovrebbe accelerare certi processi.

Sì, è vero, oggi si parla di più di agricoltura biologica e di alimentazione corretta, mentre fatica a passare il principio che alcune tipologie di prodotti, in buona parte cancerogeni e tossici, andrebbero eliminati dal commercio. Non basta, quindi, promuovere il biologico, cosa che peraltro si fa solo in parte: andrebbe anche detto con chiarezza che alcuni prodotti, spesso di largo consumo, sono pericolosi. In questo senso mi piace ricordare l’esperienza da sindaco di Vallarsa del preside della Facoltà di Economia dell’Università di Trento, Geremia Giois.

Prego, continui.

Durante il suo mandato, introdusse un regolamento che trasferiva in capo alle aziende agricole che non adottavano metodi biologici, l’onere di dimostrare di non utilizzare prodotti dannosi per l’ambiente. A pensarci bene è paradossale che, secondo la normativa europea e nazionale, le aziende biologiche, che attuano pratiche agricole più sostenibili, debbano certificarsi, con conseguenti costi aggiuntivi, mentre le aziende convenzionali possano usare qualunque tipo di prodotto inquinante, senza alcuna richiesta di trasparenza nei confronti della collettività. Giois stabilì anche l’obbligo di risarcimento per chi danneggiava l’ambiente. Purtroppo il suo impegno, come facilmente intuibile, non ebbe grande seguito e, credo, gli sia costato non poco anche politicamente.

Perché, secondo lei, c’è tanta resistenza verso il biologico?

Per interessi economici, e non solo. Il biologico non è ancora destinatario di misure e politiche mirate: il mio sospetto è che la nostra buona salute non stia a cuore a tutti. Mi sembra francamente un controsenso immaginare di diffondere la cultura del biologico senza sostenere chi investe in un settore che, ancora oggi, ha costi di produzione più alti di chi opera con metodi convenzionali.

Costi alti che si si trasferiscono inevitabilmente sui consumatori. Acquistare abitualmente biologico può essere considerato ancora un lusso?

Costa sicuramente di più, ma migliorerebbe notevolmente la nostra salute, il nostro benessere. Oggi purtroppo le esigenze primarie contano meno di quelle secondarie: si tende a spendere a cuor leggero un bel po’ di soldi per l’ultimo modello di cellulare, mentre sul biologico non c’è la stessa attenzione, la stessa disponibilità a pagare qualcosa in più. Io da medico consiglio sempre di consumare prodotti biologici, anche se purtroppo molte persone, dopo una prima fase, tendono a tornare ai prodotti tradizionali, e non solo per motivi strettamente economici. La verità è che i prodotti che consumiamo quotidianamente creano dipendenza e ci fanno abituare a certi standard che non possiamo ritrovare nel biologico. Per iniziare ad alimentarci correttamente serve un certo tempo e un percorso non semplice, un po’ come per il sommelier con il vino.

C’è un mercato delle contraffazioni anche nel biologico?

Certo, non tutto il biologico è di qualità. Può capitare, ad esempio, che chi dispone della certificazione per produrre e commercializzare biologico la metta in qualche modo a disposizione anche di chi n’è sprovvisto. Tutto questo altera il mercato ma, allo stesso tempo, non cambia la sostanza: la strada è questa e va percorsa senza incertezze, investendo e aiutando concretamente chi produce per la nostra salute e il nostro benessere.